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Una storia monzese di violenza e degrado
Ciò che insieme possiamo fare
Umberto De Pace


Qui, nella nostra città, alcuni mesi or sono una nostra concittadina ha subito un'aggressione violenta.
Percorrendo in bicicletta la pista ciclabile tra via Ghilini e via Buonarotti, nel pomeriggio di un giorno lavorativo, viene fermata da due uomini, picchiata e quindi derubata.
Lo vengo a sapere, tempo dopo, da un'amica, dato che la notizia non è fra quelle finite sui giornali.
Conosco quel tratto di pista, percorrendolo abbastanza frequentemente e ho potuto osservarne nel tempo il degrado e l'abbandono.
Molte sarebbero le cose da dire a riguardo, ma vorrei qui rimanere nell'ambito di quanto concretamente sia possibile fare, da subito, affinché fatti così odiosi, non dico non succedano più, pur auspicandolo, ma quantomeno non ne vengano create le condizioni che potenzialmente possono facilitarli.
Compito dell'amministrazione è quello di garantire la manutenzione e funzionalità di quel tratto di pista ciclabile (tra corso Milano e via Buonarotti), dove troppo spesso e a lungo i pali della luce sono spenti, dove a tratti le rigogliose sterpaglie sono facile nascondiglio per possibili malintenzionati, dove l'immondizia caratterizza il paesaggio.
Compito dell'intero consiglio comunale è quello di fare in modo che questa città abbia dei vigili urbani, che a piedi e/o in bicicletta, la percorrono continuamente e quotidianamente, privilegiando proprio quei tratti in essa più nascosti, periferici ma non solo, comunque potenzialmente più soggetti di altri a possibili atti delinquenziali.
Perché a piedi o in bicicletta? Perché devono vivere la città, il quartiere, la strada, il giardino, devono osservare i luoghi, gli spazi, le persone, devono entrare in relazione con essi, per poter svolgere il loro mestiere, devono comunicare con le persone. Anche con i miserabili che popolano più facilmente i luoghi del degrado e dell'abbandono, con la capacità di discernere il crimine o reato che va punito, dallo status, che non necessariamente è una colpa. In questo modo svolgeranno il loro lavoro, segnalando la loro presenza, trasmettendo sicurezza ai cittadini e conseguentemente contribuendo così a ri-popolare tali zone.
Perseguire la strada della bonifica del territorio dai miserabili, oltre ad essere una mera illusione è anche la strada sbagliata perché non risolve alla radice il problema, ma lo sposta semplicemente nel tempo e nello spazio.
A fronte di ciò, le auto, le moto, le stazioni mobili delle forze dell'ordine, che spesso si vedono sparse per la città, rischiano di diventare specchietti per le allodole, se non placebo verso la comunità civile e semplici segnali troppo appariscenti e fuggevoli per quella incivile.
Anche per noi cittadini il compito è quello di vivere la nostra città e non solo di attraversarla, guardarla, sfruttarla, utilizzarla o nascondersi tra le sue mura. Così come nostro compito è quello di stringere legami fra di noi e non di isolarci sempre più gli uni dagli altri . Di fronte al degrado non lamentiamoci solo, ma denunciamolo o ancor meglio, attiviamoci per superarlo, eliminarlo. Di fronte a un sopruso di un nostro simile, non giriamo lo sguardo da un'altra parte, ma chiediamoci subito cosa possiamo fare per evitarlo, se proprio non siamo in grado di intervenire.
Tutto ciò ha senso se pensiamo che valga ancora la pena di condividere insieme questo spazio, che chiamiamo città, che è uno spazio comune, ma che per poter vivere ha bisogno di cura e attenzione, come ognuno di noi.
L'abbandono, il degrado, attira con se prima o poi la violenza, la sopraffazione e con esse il dolore, e la disperazione. Non lasciamo che sia così, lo dobbiamo innanzitutto ai nostri concittadini che lo hanno dovuto subire in prima persona, magari sentendosi anche dire da qualcuno che non “dovevano frequentare quei luoghi!”. Bene se così fosse, allora senza ipocrisia diciamo che qui, nella nostra città ci sono dei luoghi off-limits, segnalandoli con dei cartelli che avvertano i cittadini : “Da qui in poi la comunità monzese non è in grado di garantire la sicurezza dei suoi cittadini. Fate attenzione!”.
Io non credo e non voglio che sia così e per quanto è nelle mie possibilità, oltre a inviare alla presente nota, interpellerò in merito l'amministrazione comunale tramite il servizio “lo sportello del cittadino” e continuerò a percorrere quel tratto di pista ciclabile, convinto che debba rimanere parte integrante della nostra città e con la speranza che, al più presto, possa tornare ad essere utilizzata da tutti.

Umberto De Pace


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  20 gennaio 2008